sotto-voce

sotto-voce.

impercettibile, come in un sogno d’acqua e d’oppio. il letto oscilla. si tende in avanti per poi ritrarsi. e torna. torna a spostarsi.
la notte, allungata nel piccolo spazio, lei si rigira piano e sente quel movimento che giunge da lontano, lieve si avvicina e avanza incalza. si diffonde e si confonde col respiro. nei polmoni che si dilatano. negli occhi che vagano rapidi per la stanza senza una meta. si insinua. silenzioso. regolare. sull’orlo di un desiderio inespresso che spinge e sospinge verso il limite. della sopportazione. lei fluttua. si lascia cullare da questa danza perversa che la avvolge le corrode la volontà. tocca la sponda, intima come una stanza in cui rifugiarsi. meta agognata sbagliata. 

il mio letto non smette di muoversi. le sue oscillazioni sono le mie. voglio scendere, pensa. ma non lo dice. sotto-voce, lo pensa. sotto tutti quegli strati di silenzio cuciti addosso. piano, piano per non svegliare nessuno, nemmeno le coscienze. 
voglio andarmene, ma non so dove. 
cerchi della danza che si allargano e prendono spazio. tutto il suo spazio. quella beffarda sensazione di perdere qualcosa che non si ha. la stabilità. 
l’isola che non c’è. la terra senza promessa. quel pezzo di mondo che rimane fuori-fuoco. che intravede ma non è chiaro. anche quando crede di coglierne i contorni. quando sembra avvicinarsi tanto che pare di poterlo sfiorare. ma sfugge. come un miraggio. che fa acqua da tutte le parti. ed è lì che lei si arena. ostinata pellegrina di una terra senza promesse. verso l’isola che non c’è 
il mio letto è una barca che non smette di muoversi. le sue oscillazioni sono le mie. 
il mio letto mi trascina altrove, ancora. la sensazione di casa. scivolosa. senza le pareti. senza un ingresso. senza una chiave da infilare nella tasca e da cercare nel riverbero della luce di un lampione, la notte. se ne va per rime.  
pensa un giorno se un bel giorno ti trovassi fuori di qua. la mia casa. il mio passo. fluttuo. alzo la testa per vedere l’orizzonte. quante volte, figliola? ci pensi a tutte quelle volte, le altre volte che hai pensato, ora basta. sotto-voce, l’hai pensato. e poi niente, è finito tutto in un bel niente? 

eppure resta un punto. fermo. che buca lo schermo di un sogno che continui a sognare. di un sogno che ti tormenta ma non riesci a ricordare.
eppure resta. fermo. un punto che non cede. freme.

ph.credits: Tania Franco Klein

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