onirica

Sentivo addosso l’odore dell’erba e della terra umida, tempo fa.

Tempo fa vagavo per il giardino dell’eden – mi ci hai portato tu, ricordi? . Senza meta vagavo e franavo, franavo e non trovavo appiglio. Quei germogli teneri li raschiavo con le unghie, ed erano solo terra umida e fili d’erba tra le dita frenetiche e disperate.

Vivemmo in un limbo creato dal nulla, per un po’, con troppa terra nella tasche, pelle lacerata e scomodi sassi a segnare la via.

Forse sul ciglio ho sentito la tua voce, aspettami ancora, ti prego, sto arrivando. Guardai in basso, cercai di avvicinarmi e mi accorsi di non avere né mani né piedi. Continuai a ripetermi le cose che sapevo ma non fu sufficiente.

Precipitai.

Mi sono sempre chiesta cosa si prova nel attimo esatto che senti solo il vuoto, addosso. 

Penso che tra poco sentirò le ossa frantumarsi, ingoierò denti e sangue e terra. Morirò e sarò libera. Senza peso, attendo lo schianto.

[La trottola smise di girare]

A pezzi, lì, finalmente, mi accorsi che so respirare.