Gli sguardi degli altri

andreea chiru DSC_7396

Non riusciva a vedersi. Nella casa non c’erano specchi né fotografie. Camminando per le vie del centro osservava le vetrine, i vestiti belli e gli accessori perfettamente abbinati. Qualche volta entrava curiosava tra gli oggetti esposti e ne provava qualcuno sperando di azzeccare forme e colori, confidando in uno sguardo benevolo.

Qualcuno la guardava di sfuggita, di sguardi così leggeri e sfuggenti che a volta si domandava se davvero era lì, in quel momento. Certi sguardi le facevano credere di essere invisibile. Altri la fecero innamorare, ma più tardi scoprì che quegli occhi erano prodotti in serie. Uno sguardo la fece sentire sbagliata, e poi stupenda, e poi davvero innamorata. Erano tanti, diversi tra loro, ma teneva tutto con sé, senza quegli sguardi lei non poteva mai sapere con esattezza com’era. Chi era.

Li conservava tutti, fin da quando alla recita dell’asilo, la punta di un’ala di cartone le punse l’occhio, e tutti la guardavano piangere divertiti. Ed era bella ed era brutta per quegli sguardi, era magra, grassa , alta, bassa. Era dolce, poi viziata e insopportabile, diligente e troppo chiacchierona, poi troppo taciturna e solitaria. Era timida e insolente, preziosa e inutile.

Negli anni aveva preso a catalogarli – gli altrui sguardi – per generi: positivi, negativi, utili, incomprensibili, varie ed eventuali. Per gioco aveva assegnato a ciascuno un valore, da 1 a 10, e il punteggio determinava umore ed esito della giornata. Era tutti ben ordinati e ne portava sempre qualcuno con sé, in caso di necessità. Aveva imparato a riconoscerli per riconoscersi.

Un giorno, durante il trasloco si ruppe un tacco, perse l’equilibrio, il baule degli sguardi le scivolò dalle braccia e si rovesciò per strada. Tutta scompigliata e sporca, con le ginocchia doloranti, guardò quegli sguardi sparsi per terra, senza più una logica né valore. Cercò di rialzarsi e si intravide in una pozzanghera. Rise, rise forte e raccolse quanti più sguardi nelle tasche, nella borsa, tra le pagine dei libri. Andò da un rigattiere e rivoltò ogni lembo d’abito, carta e pelle. Li barattò con un grande specchio e un paio di occhiali nuovi.