Fuggevole unità

– Sono perfettamente equilibrata. […] Non ho progettato, come la metti tu, a mente fredda. Da cosa è nata cosa.
Poi tu hai girato un angolo segreto della tua vita, e io ero là. Non ho avuto alcun controllo su questi fatti. Non sapevo che avrei incontrato te. 
Ma so sempre riconoscere le forze che plasmeranno la mia vita. Lascio che facciano il loro lavoro. A volte investono la mia vita come un uragano. A volte mi spostano semplicemente la terra sotto i piedi, cosicché mi ritrovo in un luogo diverso  e qualcosa o qualcuno è stato inghiottito. Ritrovo l’equilibrio, durante il terremoto. Mi sdraio, e lascio che l’uragano passi sopra di me. Non combatto mai. Dopo mi guardi intorno e dico: Ah, dunque mi resta almeno questo. Ed è scampata anche questa persona cara. Sulla tavola di pietra del mio cuore incido silenziosamente il nome che se n’è andato per sempre. E’ una cosa straziante. Poi riprendo la mia strada. Quali sono i miei poteri, e quali le mie responsabilità?

– Ma hai parlato di resa, di essere dominata.

– E’ la mia resa che fa di te un dominatore. Devi accettarlo. Se ti opponi, o cerchi di cambiare I pezzi della scacchiera, o di tracciare uno scenario più accettabile per te, sarai perduto. Ora inginocchiati davanti a me, e io sarò la tua schiava.

E così feci.

 [le storie di estasi sono storie infinite d’insuccessi. Perché arriva sempre la separazione. E ricomincia il viaggio verso l’essenziale, fuggevole unità. ]

J. Hart – Il danno

Man Ray