Bolle di sapone

(Immagine: bubble di eugnachs)

Non trovo le parole. Perché stamattina era Ti amo sempre di più. Ed era, mia sposa.
Poche parole, poi. Fredde, distratte, come sospese.
E quel silenzio, che dovrei riconoscere. Troppo aggrovigliata nel mio piccolo quotidiano, fatto di futili pettegolezzi e plateali drammi di plastica, bolle di sapone come pesanti verità da gestire. Mi girano intorno, ci soffio dentro ancora un po’, e si dilatano, e luccicano, accecano, avanzano. E sono solo bolle, ma ci gioco di continuo, mi sposto, mi allontano, Sono trasparenti, ti posso vedere in qualsiasi momento. Sei lì, ad un passo da me. mi basterebbe allungare un poco la mano, e amore, eccoti. E sorrido e mi commuovo, tra le bolle di sapone. E ti vedo. Sei lì, ad un passo da me. e’ giorno, il sole è alto ormai, e la luce si irradia tutto attorno. Mi copro gli occhi, per vedere meglio. E quelle bolle non lasciano filtrare la luce, la riflettono, ed è mille colori diversi, mi confondono. Girano intorno e sono sempre più piene d’aria. Mi chiedo da dove arrivi, senza accorgermi che continuo a respirargli addosso. le alimento di continuo. E ti vedo. Mi pare di vederti, so che ci sei, sei lì, non è vero? Sorrido, sorrido a lungo, e gioco. E sono luci e sono specchi. Si riflette la mia immagine sulla superficie liscia e profumata. Qualche goccia segue al curva, la rincorre e precipita a terra, come una lacrima. Oh, quale dramma, quelle lacrime di sapone. Bruciano persino gli occhi, tanto sembrano vere. Ma è solo una bolla di sapone, ed io non vedo oltre. Ci ho giocato con leggerezza, bimba viziata. Mi girava attorno ed io mi crogiolavo in quel vanesio girotondo. E’ solo una bolla di sapone, pensavo: leggera e innocua, segue i miei movimenti, prende la forma della mia mano, se mi avvicino piano, ed è così trasparente, posso continuare a vedere, a sentire, a parlare.
Ma la forma è corrotta, non è pura, spesso filtrata. Le parole si perdono. E gli sguardi si alterano. Le percezioni cambiano.
Sei stato su quella panchina ad osservare, mentre giocavo con le mie stupide bolle di sapone. Mi hai preso per mano, e mi hai avvicinata a te, lentamente, ma io pensavo: è’ solo una bolla di sapone, amore, leggera e innocua, segue i miei movimenti, lo vedi? prende la forma della mia mano, se mi avvicino piano, ed è così trasparente, posso continuare a vedere, a sentire, a parlare. Hai alzato lo sguardo, ed io ho abbassato il mio. Arrivo. Verso quella panchina, dove tu resti seduto, e mi dai pensieri, e parole, e sguardi, e fili, e mattoni, e perché, e siamo noi. E io sorrido, amore, lo so. Sto arrivando. Sono solo bolle di sapone. Non penso a quanto siano stupide e inutili, per noi. Penso: siamo noi, ed è sufficiente, ma tu ti sei alzato, mi cammini a fianco, ancora mi tendi la mano, mentre quel riflesso acceca.
Sorrido scioccamente, e tu passi oltre.
Gioca pure quanto vuoi, bambina.
E gioco, e d’improvviso mi accorgo che non ci sei più, ad osservarmi dalla panchina. Lascio andare i miei giochi fatti di vuoti colorati e lascio andare le braccia. Che me ne faccio di queste, se non ho più aria da respirare?
Metto il broncio, mi arrabbio, piango.
Ti chiamo, ma non rispondi.
Non serve che tu dica altro, le parole sono importanti, non vanno ripetute all’infinito  ma semplicemente ascoltate.
Sentite.
Capite.
Sono solo bolle, ma io ci ho giocato per troppo tempo, troppo a lungo.
Non mi importa di circondarmi di vuoto colorato e profumato, se tu te ne vai.
E’ troppo importante ciò che siamo. Non sono parole. E’ un pugno allo stomaco.
Senza te, io non esisto più.