A nascondino tra cornici e stanze vuote

Fisso la sua mano che tiene tra le dita una sigaretta. Fa freddo in quella stanza e non smette di piovere. Ho la pelle increspata, i muscoli che tremano e il cuore contratto. Eppure resisto. Eppure mi infliggo questo supplizio e seguo la sua mano, che tiene tra le dita una sigaretta, e accompagna il mio sguardo al divano. Oddiosanto quel divano, lo riconosco. E allarga le braccia, le mani disegnano una cornice vuota nell’aria, poi di colpo appari. Sei lì dentro, sei tra noi, come un macabro trofeo che nessuno di noi riesce più a sostenere. Con lo sguardo, con le braccia, con la mente. Penso che è tardi ma tremo, e voglio vedere. Ho paura, chiudo gli occhi con le mani, ma le palpebre tremano ancora, e io sbircio. Sono patetica nel mio goffo tentativo di ingannarmi. Sono qui a nascondermi dentro pieghe di carta e poi allungo la mano per richiamare l’attenzione di qualche passante. 

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