Perdersi, a cuore aperto

Perdersi fa bene, ogni tanto. Vagare senza meta che tantopoiqualchecosasuccederà. Guardarsi attorno e ascoltare la città che respira e i discorsi della gente che, fatti a pezzi, prendono una forma diversa, e sembrano persino avere un senso. A pezzi. Schivare i commessi di zara con i risvolti a metà polpaccio e le sopracciglia high-tech, che corrono veloci chissà dove con le loro ricetrasmittenti e spostano l’aria e pure tu ti sposti, che non si fermano davanti a niente, quelli. Giulietta che se sta sempre ferma lì, sempre a farsi toccare da tutti, e tutti sempre a farsi un selfie, sia mai che porti davvero l’amore. Che poi al massimo dai, è l’ora di uno spritz, e la piazza è piena, e fa caldo e la consolazione arriva servita fredda e profumata.

Perdersi fa bene. Senza senso preciso della meta, con questi mille violini suonati nel vento – non solo nella mia testa – é il canto delle sirene a farmi cambiare direzione. E trovare gli archi e il palco nella corte del vecchio mercato, racchiuso come con un intimo segreto che invita e piano si svela. Le sedute allineate e perfette, vuote. La tensione dei corpi e delle corde – sfiorati toccati trattenuti – che fanno resistenza e si sciolgono. Sudore, passione, melodia. La vecchia con il velo di tulle bianco al centro che si muove attorno a quei corpi che scivolano, si cercano, s’insinuano, s’intrecciano e s’innalzano, lucida confessione senza posa. La scena folle e disperata, così densa e surreale che si perde la percezione dello spazio e del tempo. La realtà si fa sogno. E poesia e danza e musica e teatro. La voce ricama versi e Shakespeare vive con tutta la sua tormentata disperata passione per l’amore. Fin dal primo incontro, leggero, e colorato e profumato come il fiore nella mano del ballerino che cammina sulla panchina, in equilibrio. Fragile e precario, com’è nella natura stessa delle cose (e cade a terra).  Inebria e sconvolge, l’amore. Trasfigura e tormenta e dilania e ossessiona fino a condurre alla soglia della follia.

 

questi versi avranno luce

e ti daranno vita.

qualche volta deliziato dalla tua vista

e subito dopo affamato di un tuo sguardo

non cercando o non avendo altro piacere

salvo quello che mi hai già dato

o che devo ancora avere

cosi, giorno per giorno languisco

e sono sazio tutto divorando,

o di tutto privo.

Amore non è amore se muta

quando scopre un mutamento

o tende a svanire

quando l’altro s’allontana. 

 

note a margine

 

 

(A cuore aperto, ballata per Voce Sola – Verona, 17 luglio)