Tra il dire e il fare, Amen.

Le promesse vanno mantenute, ovvero:

Nota non richiesta – ma personalmente sentita – su un’esposizione che ho immaginato, vissuto nella mia testa come un’illuminata allucinazione e scritto quasi fosse una rivelazione in una vita precedente e/o sotto effetto di sostanze psicotrope. 

O forse no. Forse c’è che l’ho compresa, la forma della Visione. “Sarà un lavoro sulla volontà di potenza, il desiderio, la libertà”. Fin dal primo accenno fatto da Dido Fontana mi è stata chiara. Così diversa da tutto quello visto fino a quel momento, Potente, ha aperto inaspettatamente un mondo. E ci sono sprofondata dentro in modo così totale e vorticoso che avevo quasi il timore di aprire gli occhi ed entrare. Che magari fosse diversa. Un’iperbole esagerata. Una promessa non mantenuta.

AMENho scritto – il titolo già promessa di un paesaggio specifico. Ok, a dirlo così sembra tutto chiaro e semplice. Un’allegoria concettuale che, travestita da attraente provocazione, rappresenta i desideri, le ambizioni, l’idea di volontà di potenza che necessita per sua stessa natura, di affidamento, totale accettazione e compimento continuo.  Confesso di aver bevuto prosecco, e parecchio,  prima-durante-e-dopo il vernissage. Appena ho oltrepassato quella scritta e tutte le parole alla parete che invitano ad entrare e abbandonarsi senza preconcetti a un estatico rapimento che preme su quella parte più profonda e istintiva, ebbene: io ho fatto resistenza. Sono rimasta in superficie. L’advisory per i contenti espliciti non è sufficiente.  Qualcuno dovrebbe dirtelo, che non è come sembra. Io l’ho scritto, e mica m’è servito. Ci son cascata. Totalmente. Immersa pure io nella profondità di quella suggestione non solo visiva ma anche sonora, in cui gli echi di canti sacri riverberano nello spazio. La musica potente, così densa che la puoi sentire avvolgerti. Sommergerti. Una presenza dannatamente fisica che investe e dirige verso quel messaggio che necessita di essere decifrato.

Perpetuo circolo tra desiderio, immaginazione e crescita.

Che per quanto ci si possa immaginare le cose, le sensazioni che si provano nel preciso istante che si scoprono e si vivono realmente sono un’altra cosa.

AMEN per me è stata un’esperienza intensa e straordinaria.

Chissà che effetto avrà fatto alle persone.

Quale la prima cosa che è saltata alla mente entrando. Oppure uscendo. Me lo son chiesto. Per ogni persona là dentro. Una parola, un aggettivo. Rubati, sussurrati, scritti e appiccicati sul muro. A divenire p-arte improvvisata e non autorizzata dell’installazione. Vedere sul serio in quali e quante direzioni è andata la mente di tutti. Quali e quante esperienze è stata AMEN.

La mia, all’ingresso, è stata: invasione. Io, entrata con la convinzione di sapere, mi sono sentita invasa. La musica, l’oscurità, il trittico. E poi l’arma. Sono uscita quasi subito.  Mancava l’aria e quella sensazione comprimeva i polmoni. L’ebbrezza, rientrando. Galleggiamento in superficie e poi immersione, giù, nell’abisso. 

Ora, mentre scrivo riascoltando le musiche dell’installazione (lode a dj Butch Mad), mi torna alla mente la sensazione provata la prima volta che sono andata sott’acqua. Con le bombole, senza alcuna preparazione, che tanto – pensavo –  le acque sono poco profonde. Come se respirare fosse così più facile. Non lo era affatto. Là sotto è diverso e tu non sai come fare: ti senti quasi impotente e eccitato allo stesso momento. In quella specie di stordimento, a risucchiare ossigeno vorace e sconnessa. Il corpo che s’agita e il cuore che rimbomba. Sentirsi vulnerabili. Sembra di soffocare.

Quando qualcuno o qualcosa manipola il tuo respiro puoi agitarti, far resistenza, oppure affidarti. Lasciarti andare. Si fa necessario accettare ciò che è fuori dal proprio controllo. Paradossale volontà di impotenza.

Ecco cos’è stato poi, per me, all’uscita: accettazione totale.

Si coglie il senso della titolazione che, attraverso il rimando esplicito a invocazioni e suppliche e gaudenti celebrazioni, mantiene la promessa ed è un affidarsi – totalmente, ancora una volta –  alla volontà (artistica) di Dido Fontana.

Eccome se si coglie. Io ancora emozionata e galvanizzata nel sentire addosso tutto quella forza e quell’energia così violenta e pura. Perché là dentro c’era sul serio. Ora lo so. 

A M E N.

The will of being lovers and creators.

(Volontà dell’essere amanti e creatori)

2015-16 lightbox, 300x150x10cm


Dido Fontana, solo show – Boccanera Gallery, Trento. 

(fino il 16 settembre)