La collezionista di numeri

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La donna si chinò a raccogliere qualcosa. Non sapeva dire quando cominciò. Un giorno, senza nemmeno rendersene conto, venne presa da un’irrefrenabile bisogno di fermarli tutti quei numeri, le ronzavano nella testa e non poteva fare a meno di afferrarli, annusarli, catalogarli.

13, fumoso come i rimbalzi uditi a stento, ossessivo come eco della mente ingarbugliata. Il profumo dei frutti di bosco e Martini insieme il 7, rosa, poi rosso, rosso-rosso e poi bianco.

In ascensore si imbatteva talvolta nel verde 15, e se chiudeva gli occhi, veniva risucchiata in una bizzarra macchina del tempo. Per questo preferiva le scale. Quando il respiro si faceva affannoso, sapeva che mancava poco: la casa odorava di 1, bianco e puro. Zucchero filato, nei giorni di festa.

Rigirava tra le dita il 10 come un kit-kat arancione,dieci, venti, trenta, poi di nuovo un giro, e al solito perdeva il conto, come a scuola.

La donna che collezionava numeri da 6 giorni non dormiva. Beveva caffè e apriva le finestre mentre scendeva la neve in giardino. Si era messa in testa di ritrovare la sequenza perfetta: frugava tra i ripiani del guardaroba, nei cassetti della biancheria, tra le pagine dei libri sulle mensole, e persino nei barattoli di caramelle. Li appese alle pareti, con chiodi e scotch biadesivo. Era felice come se avesse vinto un premio importante.

Un giorno, persa in quell’estatica visione, si addormentò. L’1 rotolò a terra, lontano. Bianco, liscio, sintetico. Quel giorno, mentre dormiva, qualcuno fece scivolare un foglio sgualcito e ripiegato dalla fessura della porta d’ingresso:

i conti non tornano”.

 

*Scriptum: ”A nera, E bianca, I rossa, U verde, 0 blu: vocali!”