God save the Punk

 

È una mattina di fine luglio. Sembra presto ancora e già Milano brucia. Salendo a spirale i gradini di 10corsocomo si avvertono delle voci in lontananza. Religioso silenzio tutt’intorno e, nell’aria, quell’unica voce rauca e sgraziata urla I AM AN AN—T-I-CHRIST I AM AN AN-ArCHIST!
È il 1976 quando esce Anarchy in UK, il primo singolo dei Sex Pistols, imprescindibile atto di nascita di quel movimento straordinario che sta per esplodere e travolgere tutto. E lui, Johnny Rotten il marcio, il supereroe anarchico, con il suo grido forte e inarticolato mi accoglie all’ingresso della galleria:
Don’t know what I want
but I know how to get it
I.want to destroy the passerby
‘cause I want to be anarchy.
No dogs body

Inizia qui, così, l’ascesa agli inferi di Punk in Britain, tributo a celebrazione di una delle subculture più potenti del Novecento.
Allestita in occasione dei quarant’anni della nascita del punk: oltre novanta scatti in bella mostra, un percorso fotografico a sezioni, un’occasione per ri-scoprire il fenomeno che ha sconvolto e stravolto un’epoca e che non è mai stato del tutto superato. Nel tempo, nella portata.
Cammino e respiro piano. Entra una luce assordante in quell’ambiente immacolato, e stride il contrasto potente del bianco, bianco luminoso e sfacciato con la musica e le foto che piano piano si intravvedono sulle pareti.
“Siate infantili, siate irresponsabili, siate ogni cosa che questa società detesta!”

[…]

continua qui: God save the Punk — Casa di Ringhiera